INNERLOAD
React
L’ascolto del primo album degli Innerload, gruppo formato nel febbraio del 2009 a Marghera (VE) da musicisti di tutto il Veneto, con varie esperienze alle spalle e con un notevole bagaglio tecnico, e approdano alla registrazione di React, presso il Majestic Studio di Scorzè (VE) nell’aprile del 2010 mi ha confermato il fatto che alla fine dei conti, per lo meno entro certi limiti, le caratteristiche stilistiche di un gruppo non siano poi così importanti rispetto all’azzeccare melodie davvero valide.
E infatti… gli Innerload suonano un heavy metal che in parte si ispira alla NWOBHM – i gruppi però più stradaioli e meno epici, più Saxon che Iron Maiden cioè – e in parte al power metal americano, quello fatto di riff massicci e di vocals ruvide, che puntano più al groove e all’impatto che non alle armonie, quindi un tipo di sound che a me va parecchio a genio. Tuttavia l’attenzione viene destata solo a tratti durante l’ascolto delle varie track, valide che però non sempre contengono quell’intuizione che le elevi oltre la media, al di là della tecnica e della coordinazione messe in campo.
Fake World ed Ecocriminal, sono dinamiche e fluide ma prive di un ritornello veramente all’altezza del resto. Buona invece Million Tears, con un incedere e scelte stilistiche che mi hanno ricordato il Blaze Bayley solista e un buon coro. Painful Freedom parte bene, con un riff pastoso per approdare a un ritornello valido ma il tutto rimane un po’ troppo anonimo, mentre The Wizard cambia marcia e si rivolge più al metal tedesco, con alcuni echi nelle strofe e nel chorus, davvero valido, che ricordano la voce e il guitar work di Rock’n Rolf dei Running Wild, pur se in contesto meno epico. Ho lasciato per ultima invece la vera perla del lavoro, il secondo pezzo, intitolato Dancing Queen, dove i nostri intessono su una matrice hard rock, alla Wasp, delle linee vocali azzecate e piene di feeling, contrappuntate da un lavoro di chitarra di fino. Un pezzo molto interessante, insomma, articolato ma sempre logico e in grado anche di evocare una certa atmosfera wild e allo stesso tempo triste. L’idea sarebbe dunque quella di puntare più nella direzione di Dancing Queen, che tra l’altro permette al cantante Enrico Cortese di usare a dovere il suo timbro, grintoso e molto personale, che potrebbe rappresentare un punto di forza per la band.
VOTO: 78/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/03/12
GENERE: Heavy Metal
SITO WEB: www.innerload.com
RECENSORE: AlexMetal
React
L’ascolto del primo album degli Innerload, gruppo formato nel febbraio del 2009 a Marghera (VE) da musicisti di tutto il Veneto, con varie esperienze alle spalle e con un notevole bagaglio tecnico, e approdano alla registrazione di React, presso il Majestic Studio di Scorzè (VE) nell’aprile del 2010 mi ha confermato il fatto che alla fine dei conti, per lo meno entro certi limiti, le caratteristiche stilistiche di un gruppo non siano poi così importanti rispetto all’azzeccare melodie davvero valide.
E infatti… gli Innerload suonano un heavy metal che in parte si ispira alla NWOBHM – i gruppi però più stradaioli e meno epici, più Saxon che Iron Maiden cioè – e in parte al power metal americano, quello fatto di riff massicci e di vocals ruvide, che puntano più al groove e all’impatto che non alle armonie, quindi un tipo di sound che a me va parecchio a genio. Tuttavia l’attenzione viene destata solo a tratti durante l’ascolto delle varie track, valide che però non sempre contengono quell’intuizione che le elevi oltre la media, al di là della tecnica e della coordinazione messe in campo.
Fake World ed Ecocriminal, sono dinamiche e fluide ma prive di un ritornello veramente all’altezza del resto. Buona invece Million Tears, con un incedere e scelte stilistiche che mi hanno ricordato il Blaze Bayley solista e un buon coro. Painful Freedom parte bene, con un riff pastoso per approdare a un ritornello valido ma il tutto rimane un po’ troppo anonimo, mentre The Wizard cambia marcia e si rivolge più al metal tedesco, con alcuni echi nelle strofe e nel chorus, davvero valido, che ricordano la voce e il guitar work di Rock’n Rolf dei Running Wild, pur se in contesto meno epico. Ho lasciato per ultima invece la vera perla del lavoro, il secondo pezzo, intitolato Dancing Queen, dove i nostri intessono su una matrice hard rock, alla Wasp, delle linee vocali azzecate e piene di feeling, contrappuntate da un lavoro di chitarra di fino. Un pezzo molto interessante, insomma, articolato ma sempre logico e in grado anche di evocare una certa atmosfera wild e allo stesso tempo triste. L’idea sarebbe dunque quella di puntare più nella direzione di Dancing Queen, che tra l’altro permette al cantante Enrico Cortese di usare a dovere il suo timbro, grintoso e molto personale, che potrebbe rappresentare un punto di forza per la band.
VOTO: 78/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/03/12
GENERE: Heavy Metal
SITO WEB: www.innerload.com
RECENSORE: AlexMetal