BIGDIX
Kiss my aces
Kiss my aces è un album dove più di un’anima riesce ad avere una sua ubicazione ed una sua dimensione passiamo da sonorità rock leggero a quelle più blues ma la predominanza è e resta hard rock, questo per sintetizzando molto il concetto.
Assolutamente point break, o vi piace e quindi lo amate dal primo all’ultimo suono oppure vi crea sonnolenza e noia. Dal mio punto di vista io posso inquadrarmi assolutamente nella prima categoria.
Dalle primissime note mi sento catapultato in un bar fumoso degli stati del sud degli usa e addirittura la canzone “The man in woman dress” mi propone delle immagini da film giallo ambientato negli anni ‘30 e ’40, groove che trasuda dalle casse, chitarre che urlano il feeling di chi le sta maneggiando, una batteria che, con la complicità del basso, crea una intensa voglia di muovere i piedi. Stessa cosa avviene con “Bitch road blues” canzone che riecheggia di white jesus (per chi non conoscesse è uno dei liquori “fatti in casa” usando ortaggi quali patate e a volte non solo quelle)e paludi della Luisiana, riecheggia anche paludi della Florida e storie che non finiscono bene. Nota importante che l’organo/Hammond è suonato per l'occasione da Claudio Grazzani.
”Wake up” prende comiato dalle immagini della canzone precedente portando il blues in chiave brith pop, ma senza lasciarsi invaghire delle sonorità del pop britannico anni 60, abbiamo quindi le chitarre che continuano ciò che hanno lasciato con la canzone precedente, ma trovando un nuovo “quadro” su cui dare espressività. Il nuovo quadro gentilmente offerto dalla sezione ritmica.
“Have you ever been to hell (Love song)” troviamo una nuova anima della band, quella più pop e più radio oriented, carino il meccanismo utilizzato per trovare una posizione anche ad un polveroso Hammond durante l’esecuzione di questa canzone. “If R was E” titolo criptico per una canzone strumentale malinconica e triste, alle cui chitarre troviamo per l'occasione da Mario Percudani chitarrista degli "Hungryheart ; canzone che apre a conti fatti per “Looking for” che anch’essa lenta e triste ed è una ballad a tutti gli effetti.
La title track, come inizio mi ricorda simpathy for the devil dei Rolling stones, ma ovviamente ciò avviene per i primi secondi, dopo di che si trasforma in una versione più funky e quasi rappata, fino al ritornello che è altro. “I wonder” canzone acustica che chiude il mio viaggio all’interno di “Kiss my Ace”, molto interessante per le scelte di arrangiamento.
Interessante il lavoro delle chitarre in tutto il platter per mano di Fabio Corradi e Matteo Idini in arte “Colva e “Icio”, molto intensa è anche la postazione ritmica della band occupata da Marco Idini alla batteria e Mattia “boki” Mosconi al basso. Da notare che c’è stato un susseguirsi di cambi di line up per quanto riguarda la voce. Ora la postazione è di Lexx Kriminalstar, mentre prima era di Federico Faina e prima ancora di Pietro Peroni. Speriamo per la band che questa sia la scelta definitiva per poter continuare il cammino artistico.
Ma tornando ai contenuti del cd, molto bella la capacità della band di fare testi simpatici, ironici, ma non scontati. Direi che il lavoro è stato curato in tutte le sue sfaccettature e dimostra che l’Hard rock e certe sonorità le possiamo trovare tranquillamente qui in Italia, senza dover per forza andre nella terra delle stelle e delle strisce. CONSIGLIO vivamente l’acquisto di questo album.
VOTO: 78/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/11/11
GENERE: hard rock
SITO WEB: www.bigdixrock.com
RECENSORE: Alessandro Schumperlin
Kiss my aces
Kiss my aces è un album dove più di un’anima riesce ad avere una sua ubicazione ed una sua dimensione passiamo da sonorità rock leggero a quelle più blues ma la predominanza è e resta hard rock, questo per sintetizzando molto il concetto.
Assolutamente point break, o vi piace e quindi lo amate dal primo all’ultimo suono oppure vi crea sonnolenza e noia. Dal mio punto di vista io posso inquadrarmi assolutamente nella prima categoria.
Dalle primissime note mi sento catapultato in un bar fumoso degli stati del sud degli usa e addirittura la canzone “The man in woman dress” mi propone delle immagini da film giallo ambientato negli anni ‘30 e ’40, groove che trasuda dalle casse, chitarre che urlano il feeling di chi le sta maneggiando, una batteria che, con la complicità del basso, crea una intensa voglia di muovere i piedi. Stessa cosa avviene con “Bitch road blues” canzone che riecheggia di white jesus (per chi non conoscesse è uno dei liquori “fatti in casa” usando ortaggi quali patate e a volte non solo quelle)e paludi della Luisiana, riecheggia anche paludi della Florida e storie che non finiscono bene. Nota importante che l’organo/Hammond è suonato per l'occasione da Claudio Grazzani.
”Wake up” prende comiato dalle immagini della canzone precedente portando il blues in chiave brith pop, ma senza lasciarsi invaghire delle sonorità del pop britannico anni 60, abbiamo quindi le chitarre che continuano ciò che hanno lasciato con la canzone precedente, ma trovando un nuovo “quadro” su cui dare espressività. Il nuovo quadro gentilmente offerto dalla sezione ritmica.
“Have you ever been to hell (Love song)” troviamo una nuova anima della band, quella più pop e più radio oriented, carino il meccanismo utilizzato per trovare una posizione anche ad un polveroso Hammond durante l’esecuzione di questa canzone. “If R was E” titolo criptico per una canzone strumentale malinconica e triste, alle cui chitarre troviamo per l'occasione da Mario Percudani chitarrista degli "Hungryheart ; canzone che apre a conti fatti per “Looking for” che anch’essa lenta e triste ed è una ballad a tutti gli effetti.
La title track, come inizio mi ricorda simpathy for the devil dei Rolling stones, ma ovviamente ciò avviene per i primi secondi, dopo di che si trasforma in una versione più funky e quasi rappata, fino al ritornello che è altro. “I wonder” canzone acustica che chiude il mio viaggio all’interno di “Kiss my Ace”, molto interessante per le scelte di arrangiamento.
Interessante il lavoro delle chitarre in tutto il platter per mano di Fabio Corradi e Matteo Idini in arte “Colva e “Icio”, molto intensa è anche la postazione ritmica della band occupata da Marco Idini alla batteria e Mattia “boki” Mosconi al basso. Da notare che c’è stato un susseguirsi di cambi di line up per quanto riguarda la voce. Ora la postazione è di Lexx Kriminalstar, mentre prima era di Federico Faina e prima ancora di Pietro Peroni. Speriamo per la band che questa sia la scelta definitiva per poter continuare il cammino artistico.
Ma tornando ai contenuti del cd, molto bella la capacità della band di fare testi simpatici, ironici, ma non scontati. Direi che il lavoro è stato curato in tutte le sue sfaccettature e dimostra che l’Hard rock e certe sonorità le possiamo trovare tranquillamente qui in Italia, senza dover per forza andre nella terra delle stelle e delle strisce. CONSIGLIO vivamente l’acquisto di questo album.
VOTO: 78/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/11/11
GENERE: hard rock
SITO WEB: www.bigdixrock.com
RECENSORE: Alessandro Schumperlin