GUY LITTELL
later
C'é l'alba dietro la grata, arrugginita e scura. C'é la libertà là fuori, la voglia di sognare leggeri.
Questo é Later. Di Guy Littell.
Il primo album di Gaetano di Sarno, in arte Guy Littell, si sintetizza bene nella sua copertina. Lievi malinconie, liriche dirette e terrene si alternano ed evolvono in atmosfere eteree e spaziose.
Già in Tired of Tellin',traccia d'apertura, ma che sarebbe stata perfettamente a suo agio anche come end track, troviamo espressi tutti questi connotati: il pragmatismo di chitarre acustiche secche e terrene, una voce calda e ben piantata nel mix, ci fanno stare coi piedi ben saldi per terra ma per staccarci poi in un finale di riverberi elettrici, sintetizzatori sommersi, cori leggeri e assoli stranianti.
La matrice del primo long play di Guy Littell é chiaramente cantautorale, ne sono un esempio, Within , The Nightmare Came, Small American Town coi quali dopo le atmosfere del brano d'apertura, veniamo ributtati in un suolo polveroso a stelle e strisce, le liriche sono efficaci e strizzano l'occhio a grandi d'oltreoceano come Neil Young, Bob Dylan, ma sempre con personalità e carattere distintivo.
Se manca qualcosa, forse, é un ritornello incisivo. Niente paura, ecco l'acida Needed That Call, charlie costantemente aperto, chitarre che sanno di California e voce saturata guidano il brano velocemente e staccano bene con le precedenti tracce.
Scorrono piacevoli Kill the Winter, con il sinth bass iniziale, intro quasi grunge per poi mutare nel pezzo forse più pop dell'album, Black Water, con i suoi effetti psichedelici intorno alla solita, semplice ma efficace, chitarra acustica per poi arrivare a Gifted Summer: brano di spiccata varietà di arrangiamento fra strofe, ritornelli e ponti, dove si alternano ritmiche nervose e chitarre sincopate che ricordano i primi Jonny Greenwood e Graham Coxon per poi mutare in melodie ed arpeggi cristallini e morbidi.
Concludono l'album le sentite What a War (for my soul), e Best Thing Ever, nella quale spicca una chiusura di violino. Unico neo l'ordine dei brani nella track list, la chiusura forse non é completamente all'altezza delle tracce precedenti.
Quello di Guy Littell é un lavoro notevole. Per varietà di stili, qualità e scelta del mix, e capacità di far emergere le proprie influenze ma sporcandosi le mani con la propria personalità e carattere.
É uno di quegli album da ascoltare più volte, da approfondire dopo un primo ascolto per coglierne ogni volta nuovi colori e sfumature. E sono davvero tante.
VOTO: 80/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/08/11
GENERE: acustico/ alternativo
SITO WEB: www.myspace.com/guylittell
RECENSORE:Federico Rasetti Fermata Brighton
later
C'é l'alba dietro la grata, arrugginita e scura. C'é la libertà là fuori, la voglia di sognare leggeri.
Questo é Later. Di Guy Littell.
Il primo album di Gaetano di Sarno, in arte Guy Littell, si sintetizza bene nella sua copertina. Lievi malinconie, liriche dirette e terrene si alternano ed evolvono in atmosfere eteree e spaziose.
Già in Tired of Tellin',traccia d'apertura, ma che sarebbe stata perfettamente a suo agio anche come end track, troviamo espressi tutti questi connotati: il pragmatismo di chitarre acustiche secche e terrene, una voce calda e ben piantata nel mix, ci fanno stare coi piedi ben saldi per terra ma per staccarci poi in un finale di riverberi elettrici, sintetizzatori sommersi, cori leggeri e assoli stranianti.
La matrice del primo long play di Guy Littell é chiaramente cantautorale, ne sono un esempio, Within , The Nightmare Came, Small American Town coi quali dopo le atmosfere del brano d'apertura, veniamo ributtati in un suolo polveroso a stelle e strisce, le liriche sono efficaci e strizzano l'occhio a grandi d'oltreoceano come Neil Young, Bob Dylan, ma sempre con personalità e carattere distintivo.
Se manca qualcosa, forse, é un ritornello incisivo. Niente paura, ecco l'acida Needed That Call, charlie costantemente aperto, chitarre che sanno di California e voce saturata guidano il brano velocemente e staccano bene con le precedenti tracce.
Scorrono piacevoli Kill the Winter, con il sinth bass iniziale, intro quasi grunge per poi mutare nel pezzo forse più pop dell'album, Black Water, con i suoi effetti psichedelici intorno alla solita, semplice ma efficace, chitarra acustica per poi arrivare a Gifted Summer: brano di spiccata varietà di arrangiamento fra strofe, ritornelli e ponti, dove si alternano ritmiche nervose e chitarre sincopate che ricordano i primi Jonny Greenwood e Graham Coxon per poi mutare in melodie ed arpeggi cristallini e morbidi.
Concludono l'album le sentite What a War (for my soul), e Best Thing Ever, nella quale spicca una chiusura di violino. Unico neo l'ordine dei brani nella track list, la chiusura forse non é completamente all'altezza delle tracce precedenti.
Quello di Guy Littell é un lavoro notevole. Per varietà di stili, qualità e scelta del mix, e capacità di far emergere le proprie influenze ma sporcandosi le mani con la propria personalità e carattere.
É uno di quegli album da ascoltare più volte, da approfondire dopo un primo ascolto per coglierne ogni volta nuovi colori e sfumature. E sono davvero tante.
VOTO: 80/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/08/11
GENERE: acustico/ alternativo
SITO WEB: www.myspace.com/guylittell
RECENSORE:Federico Rasetti Fermata Brighton
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