LUMINAL
Io non credo
Per la mia prima recensione dei Luminal mi trovo costretto ad usare aggettivi che sembrano cozzare l’un con l’altro ma che in realtà definiscono al meglio il lavoro della band, ovvero alternativo e tradizionale. L’alternativa rabbiosa ed istigatrice del punk, legata a concetti privati e sociali taglienti ed invettivi espressi nella classica tradizione italiana. La mia analisi guarda all’album nella sua identità totale, tralasciando quelle tracce che potrebbero essere i fiori all’occhiello del disco, anche se a dire il vero è proprio “io non credo” a volersi far valutare omogeneamente, per continuità di sound ed intensità. Il disco ospita personalità quali Nicola Manzan (Il Teatro degli Orrori), e nell’artwork di Marco Filippetti che ritrae Giuseppe Garibaldi impresso su giacche di pelle nera, più che l’omaggio all’Italia dei 150 anni, personalmente trovo espressa la posizione musicale della band. Il sound luminal, è costituito da linee ritmiche che farebbero pensare ad un indie moderno, intriso di chitarre taglienti e post punk, con sound vintage che circondano i momenti cantautorali; spolverando quindi il concetto di moderno da pregiudizi di contesto. Mi allietano nell’ascolto gli accenti degli strumenti, totalmente in riga con le parole e le voci, una maschile che come un menestrello rapisce l’attenzione, e del suo timbro fà la propria pecularietà; ed una femminile totalmente d’impatto e d’ambiente, entrambe accomunate dalla capacità di “cantare” concetti esplosivi con una sottigliezza e tranquillità disarmante, “alzandosi” al momento giusto. “Io non credo” è stato registrato al morphing studio di Bologna il cui lavoro di Cristiano Santin asseconda le intenzioni spontanee e poco meccanizzate del gruppo; il disco anche negli arrangiamenti vive, quasi come fosse un live. “Signore e signori dell’accusa” è il detonatore del disco, dall’altalenante ritmica e stati d’animo tra considerazioni e prese di coscienza; “Io non credo” che dà il titolo all’album, fornisce le convinzioni della band in salsa post punk; trovo “si può vivere” così malinconica con quel pianoforte e perfetta per giorni grigi di pioggia. “Non è ancora finita, babyblue” è totalmente isterica nel ritmo e nelle rullate di batteria, mentre “Il giorno sulla collina” è struggente e scura, con grande coda strumentale, “Niente di speciale” sembra quel classico giro d’accordi, che accomuna tanti individui in un solo verso ed una sola chitarra; “Allen gegen alle” fonde un groove di fondo difficile d’ascoltare sotto poi linee melodiche del genere, e ciò sembra ancora una volta caratteristica fondamentale dei Luminal, incontro tra riff indie e versi melodici ricchi di parole che sembrano adagiarsi piacevolmente in questo nuovo letto; chiudono il disco “L’ultima notte” aperta da un notevole arpeggio di chitarra, che consegna una voce femminile in gran forma ed un sound ed una ritmica degna del cantatourato d’altri tempi mentre l’avvolgente e abbracciante “Tutti gridano è finita” è l’ultima traccia. I luminal alias Alessandra Perna, Carlo Martinelli, Vanessa Lentini ed Alessandro Commisso, confermano di essere una delle maggiori rivelazioni degli ultimi due anni della scena rock italiana, bissando il responso positivo ottenuto per l’album di esordio “canzoni di tattica e disciplina” del 2009, consegnandoci un disco “Io non credo” di assoluto valore, che pone al di là dei gusti personali e soggettivi una seria ipoteca sulla loro “presenza”.
VOTO: 70/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 10/05/11
GENERE: indie/rock
SITO WEB: www.myspace.com/quellocheresta
RECENSORE: Luigi Cirillo, G.NEVRO
Io non credo
Per la mia prima recensione dei Luminal mi trovo costretto ad usare aggettivi che sembrano cozzare l’un con l’altro ma che in realtà definiscono al meglio il lavoro della band, ovvero alternativo e tradizionale. L’alternativa rabbiosa ed istigatrice del punk, legata a concetti privati e sociali taglienti ed invettivi espressi nella classica tradizione italiana. La mia analisi guarda all’album nella sua identità totale, tralasciando quelle tracce che potrebbero essere i fiori all’occhiello del disco, anche se a dire il vero è proprio “io non credo” a volersi far valutare omogeneamente, per continuità di sound ed intensità. Il disco ospita personalità quali Nicola Manzan (Il Teatro degli Orrori), e nell’artwork di Marco Filippetti che ritrae Giuseppe Garibaldi impresso su giacche di pelle nera, più che l’omaggio all’Italia dei 150 anni, personalmente trovo espressa la posizione musicale della band. Il sound luminal, è costituito da linee ritmiche che farebbero pensare ad un indie moderno, intriso di chitarre taglienti e post punk, con sound vintage che circondano i momenti cantautorali; spolverando quindi il concetto di moderno da pregiudizi di contesto. Mi allietano nell’ascolto gli accenti degli strumenti, totalmente in riga con le parole e le voci, una maschile che come un menestrello rapisce l’attenzione, e del suo timbro fà la propria pecularietà; ed una femminile totalmente d’impatto e d’ambiente, entrambe accomunate dalla capacità di “cantare” concetti esplosivi con una sottigliezza e tranquillità disarmante, “alzandosi” al momento giusto. “Io non credo” è stato registrato al morphing studio di Bologna il cui lavoro di Cristiano Santin asseconda le intenzioni spontanee e poco meccanizzate del gruppo; il disco anche negli arrangiamenti vive, quasi come fosse un live. “Signore e signori dell’accusa” è il detonatore del disco, dall’altalenante ritmica e stati d’animo tra considerazioni e prese di coscienza; “Io non credo” che dà il titolo all’album, fornisce le convinzioni della band in salsa post punk; trovo “si può vivere” così malinconica con quel pianoforte e perfetta per giorni grigi di pioggia. “Non è ancora finita, babyblue” è totalmente isterica nel ritmo e nelle rullate di batteria, mentre “Il giorno sulla collina” è struggente e scura, con grande coda strumentale, “Niente di speciale” sembra quel classico giro d’accordi, che accomuna tanti individui in un solo verso ed una sola chitarra; “Allen gegen alle” fonde un groove di fondo difficile d’ascoltare sotto poi linee melodiche del genere, e ciò sembra ancora una volta caratteristica fondamentale dei Luminal, incontro tra riff indie e versi melodici ricchi di parole che sembrano adagiarsi piacevolmente in questo nuovo letto; chiudono il disco “L’ultima notte” aperta da un notevole arpeggio di chitarra, che consegna una voce femminile in gran forma ed un sound ed una ritmica degna del cantatourato d’altri tempi mentre l’avvolgente e abbracciante “Tutti gridano è finita” è l’ultima traccia. I luminal alias Alessandra Perna, Carlo Martinelli, Vanessa Lentini ed Alessandro Commisso, confermano di essere una delle maggiori rivelazioni degli ultimi due anni della scena rock italiana, bissando il responso positivo ottenuto per l’album di esordio “canzoni di tattica e disciplina” del 2009, consegnandoci un disco “Io non credo” di assoluto valore, che pone al di là dei gusti personali e soggettivi una seria ipoteca sulla loro “presenza”.
VOTO: 70/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 10/05/11
GENERE: indie/rock
SITO WEB: www.myspace.com/quellocheresta
RECENSORE: Luigi Cirillo, G.NEVRO
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