THE WISDOOM
The wisdoom ep
Tracklist: The Wisdoom / Katabasis: I. The Fall II. Orphic Song III. Eternal Rise / Cross Of The Seven Jewels (L’uomo Lupo Contro La Camorra).
Direttamente dalla capitale mi arriva all’attenzione l’EP dei Wisdoom, gruppo dedito per l’appunto a un doom/stoner metal tinto di psichedelia anni ’70 come nella migliore delle tradizioni di questo filone. Il quartetto nasce nel 2010 e registra queste tre tracce desertiche e visionarie nel giugno dell’anno seguente, il tutto è autoprodotto e trova l’appoggio della Phonospera Records e Ozium Records per la distribuzione. Se si considera la rapidità con cui la band è giunta alla registrazione non si può che restare colpiti dal risultato finale. Il sound dei nostri è soppesato per crollare come un macigno sullo stomaco, per disidratare, per prosciugare fino all’osso, per desertificare e per stralunare l’ascoltatore. Il tutto è sottolineato da una produzione volutamente vintage e pastosa ma non troppo, siamo infatti capaci di cogliere ogni sfumatura in modo abbastanza definito. Ovviamente le influenze proiettano ancora un’ombra preponderante sul tutto, si avvertono soprattutto le immancabili eco sabbathiane e i dovuti tributi a Kyuss e soci soprattutto nella timbrica vocale lamentosa, opaca eppure abbastanza limpida da lasciarsi apprezzare. Si può tuttavia cogliere episodicamente l’emergere di una personalità dei The Wisdoom e se si considera appunto il fatto che la band è insieme da poco più di un anno, la cosa lascia ben sperare per il futuro. Dopo l’introduzione asciutta e funerea della title-track strumentale si giunge al cuore del lavoro, Katabasis, brano scomposto in tre capitoli e che non può che sorprendere data la sua ricchezza che si basa però su radici estremamente semplici. Il riff-base cavernoso e oscuro ci trascina in un viaggio acido negli inferi (per chi non lo sapesse, la catabasi è un tema letterario della Grecia antica narrante la discesa di un vivo nell’Ade) che incede lento e inesorabile per cinque minuti buoni prima di perdersi in un complesso di noise e fischi di varia natura. Da qui si sviluppa il secondo capitolo, estremamente ipnotico e rarefatto che va a svilupparsi inaspettatamente in una trama ritmica davvero catchy senza però perdere la sua natura di disperata lunaticità. Arriviamo così al reprise del tema iniziale arricchito da un solo malatissimo che fa da coda al pezzo. L’intero brano si trascina per quasi 12 minuti, ci vuol coraggio per farne il cuore di un EP di tre sole tracce. Tanto più che come manifesto d’intenzioni è più che bastevole. La conclusiva Cross Of The Seven Jewels ci porta su territori di denuncia appesantiti da un riffing ritmico ossessivo e marcio dove si innesta una voce malinconica quanto basta a comunicare senso di malessere nell’ascoltatore. Il prolungarsi del pezzo ci porta nel finale spezzoni di frasi e dialoghi che ne aumentano la drammaticità, il tutto inframezzato da un solo rauco quanto distorto. Insomma il biglietto da visita è quello canonico per una band del genere, ma si notano non poche potenzialità e spunti per potersi sviluppare in senso ancor più personale. Restiamo in attesa di un lavoro più esteso per vagliare più accuratamente la qualità dei Wisdoom, per ora le impressioni sono più che positive.
VOTO: 75/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 11/03/12
GENERE: doom/stoner
SITO WEB: http://www.myspace.com/thewisdoom
RECENSORE: doc. NEMO
The wisdoom ep
Tracklist: The Wisdoom / Katabasis: I. The Fall II. Orphic Song III. Eternal Rise / Cross Of The Seven Jewels (L’uomo Lupo Contro La Camorra).
Direttamente dalla capitale mi arriva all’attenzione l’EP dei Wisdoom, gruppo dedito per l’appunto a un doom/stoner metal tinto di psichedelia anni ’70 come nella migliore delle tradizioni di questo filone. Il quartetto nasce nel 2010 e registra queste tre tracce desertiche e visionarie nel giugno dell’anno seguente, il tutto è autoprodotto e trova l’appoggio della Phonospera Records e Ozium Records per la distribuzione. Se si considera la rapidità con cui la band è giunta alla registrazione non si può che restare colpiti dal risultato finale. Il sound dei nostri è soppesato per crollare come un macigno sullo stomaco, per disidratare, per prosciugare fino all’osso, per desertificare e per stralunare l’ascoltatore. Il tutto è sottolineato da una produzione volutamente vintage e pastosa ma non troppo, siamo infatti capaci di cogliere ogni sfumatura in modo abbastanza definito. Ovviamente le influenze proiettano ancora un’ombra preponderante sul tutto, si avvertono soprattutto le immancabili eco sabbathiane e i dovuti tributi a Kyuss e soci soprattutto nella timbrica vocale lamentosa, opaca eppure abbastanza limpida da lasciarsi apprezzare. Si può tuttavia cogliere episodicamente l’emergere di una personalità dei The Wisdoom e se si considera appunto il fatto che la band è insieme da poco più di un anno, la cosa lascia ben sperare per il futuro. Dopo l’introduzione asciutta e funerea della title-track strumentale si giunge al cuore del lavoro, Katabasis, brano scomposto in tre capitoli e che non può che sorprendere data la sua ricchezza che si basa però su radici estremamente semplici. Il riff-base cavernoso e oscuro ci trascina in un viaggio acido negli inferi (per chi non lo sapesse, la catabasi è un tema letterario della Grecia antica narrante la discesa di un vivo nell’Ade) che incede lento e inesorabile per cinque minuti buoni prima di perdersi in un complesso di noise e fischi di varia natura. Da qui si sviluppa il secondo capitolo, estremamente ipnotico e rarefatto che va a svilupparsi inaspettatamente in una trama ritmica davvero catchy senza però perdere la sua natura di disperata lunaticità. Arriviamo così al reprise del tema iniziale arricchito da un solo malatissimo che fa da coda al pezzo. L’intero brano si trascina per quasi 12 minuti, ci vuol coraggio per farne il cuore di un EP di tre sole tracce. Tanto più che come manifesto d’intenzioni è più che bastevole. La conclusiva Cross Of The Seven Jewels ci porta su territori di denuncia appesantiti da un riffing ritmico ossessivo e marcio dove si innesta una voce malinconica quanto basta a comunicare senso di malessere nell’ascoltatore. Il prolungarsi del pezzo ci porta nel finale spezzoni di frasi e dialoghi che ne aumentano la drammaticità, il tutto inframezzato da un solo rauco quanto distorto. Insomma il biglietto da visita è quello canonico per una band del genere, ma si notano non poche potenzialità e spunti per potersi sviluppare in senso ancor più personale. Restiamo in attesa di un lavoro più esteso per vagliare più accuratamente la qualità dei Wisdoom, per ora le impressioni sono più che positive.
VOTO: 75/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 11/03/12
GENERE: doom/stoner
SITO WEB: http://www.myspace.com/thewisdoom
RECENSORE: doc. NEMO