VIOLA DRUNKEN
Di fate e streghe
Tracklist: Finché Morte Ci Unisca / Nessuno / Lui, L’Invisibile E Lei / Jeanne (Hebuterne) / Tragicomico Destino Di Un Amante Squattrinato / L’I-Dea / L’Ultima Richiesta / Xenon / Satura / Puttana Preda / Tetramalia / Finché Morte Ci Unisca (All’Inferno).
Fiabe di eros e thanatos. Così potremmo riassumere il secondo album dei Viola Drunken, rock band siciliana dai forti accenti post punk, alternative e noise. In atmosfere dipinte di colori vividi, come suggerisce l’immagine di copertina, si snoda un concept album che punta a scavare nelle profondità della psiche umana in ogni sua drammatica contraddizione, è essenziale ascoltare questo lavoro coi testi alla mano (disponibili sul sito ufficiale www.violadrunken.it). Il gruppo offre nel suo sito un più che valido riassunto delle intenzioni del disco, vi invito pertanto a farci un salto per avere un quadro più completo. Nel mentre mi permetto di saccheggiare proprio dalla descrizione di Di Fate E Streghe fornita dai Viola Drunken il fatto che in questo disco non esistono ruoli definiti: nella favola tragicomica composta dal trio, ogni strega può essere una fata e viceversa; allo stesso modo non è detto che ogni strega sia cattiva e che ogni fata sia buona. Seguendo un sound assai variegato intriso di riferimenti al rock alternativo nostrano (Verdena, Marlene Kuntz, Ministri, etc. etc.) i nostri trovano il modo di suonare nonostante tutto forti di una certa personalità, il tutto è sottolineato da un buon lavoro condotto sui suoni del disco. Passaggi melodici e bordate infuriate si alternano in continuazione lungo tutto il lavoro, sorretti da una linea ritmica decisa e pesante. I pezzi sono ben lungi da velleità radiofoniche come confermato anche dalla durata e dalla costruzione di tracce come Xenon, uno dei pezzi da novanta dell’album, Lui, L’Invisibile E Lei, col suo andamento cadenzato e travolgente, L’Ultima Richiesta, che potrebbe suonare come una nuova Ballata Dell’Amore Cieco in cui a farne le spese è però il frutto dell’amore, e Tragicomico Destino Di Un Amante Squattrinato, una storia di contrappasso che si nutre di svariati passaggi di atmosfere. Il melodicismo melanconico di Satura si accompagna alla musicalità ancestrale del dialetto siciliano, un bell’esempio di come il rock contemporaneo possa ancora incontrarsi con le tradizioni. Non mancano poi i momenti più decisamente rockeggianti in pezzi contenuti nella durata ma trasbordanti di energia (più o meno negativa) espressionista quali l’opener Finché Morte Ci Unisca (che contiene in coda una citazione dantesca del passo di Paolo e Francesca) e Puttana Preda con un testo spicciolo, diretto e tremendamente evocativo. La chiosa è affidata a Tetramalia (escludendo il reprise di Finché Morte Ci Unisca), una nenia appunto tetra e inquietante che si apre in un crescendo che difficilmente vi lascerà indifferenti e dove gli ultimi versi richiamano l’attenzione sull’intero concept dell’album: «Acciaccate son le fate / danzano la perfidia di chi / uccide l’anima / E le streghe per dovere /suonano l’iniquità di un finale che non consola». La conclusione perfetta per questo trip della Viola Ubriaca.
VOTO: 86/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/07/11
GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/violadrunken
RECENSORE: doc. NEMO
Di fate e streghe
Tracklist: Finché Morte Ci Unisca / Nessuno / Lui, L’Invisibile E Lei / Jeanne (Hebuterne) / Tragicomico Destino Di Un Amante Squattrinato / L’I-Dea / L’Ultima Richiesta / Xenon / Satura / Puttana Preda / Tetramalia / Finché Morte Ci Unisca (All’Inferno).
Fiabe di eros e thanatos. Così potremmo riassumere il secondo album dei Viola Drunken, rock band siciliana dai forti accenti post punk, alternative e noise. In atmosfere dipinte di colori vividi, come suggerisce l’immagine di copertina, si snoda un concept album che punta a scavare nelle profondità della psiche umana in ogni sua drammatica contraddizione, è essenziale ascoltare questo lavoro coi testi alla mano (disponibili sul sito ufficiale www.violadrunken.it). Il gruppo offre nel suo sito un più che valido riassunto delle intenzioni del disco, vi invito pertanto a farci un salto per avere un quadro più completo. Nel mentre mi permetto di saccheggiare proprio dalla descrizione di Di Fate E Streghe fornita dai Viola Drunken il fatto che in questo disco non esistono ruoli definiti: nella favola tragicomica composta dal trio, ogni strega può essere una fata e viceversa; allo stesso modo non è detto che ogni strega sia cattiva e che ogni fata sia buona. Seguendo un sound assai variegato intriso di riferimenti al rock alternativo nostrano (Verdena, Marlene Kuntz, Ministri, etc. etc.) i nostri trovano il modo di suonare nonostante tutto forti di una certa personalità, il tutto è sottolineato da un buon lavoro condotto sui suoni del disco. Passaggi melodici e bordate infuriate si alternano in continuazione lungo tutto il lavoro, sorretti da una linea ritmica decisa e pesante. I pezzi sono ben lungi da velleità radiofoniche come confermato anche dalla durata e dalla costruzione di tracce come Xenon, uno dei pezzi da novanta dell’album, Lui, L’Invisibile E Lei, col suo andamento cadenzato e travolgente, L’Ultima Richiesta, che potrebbe suonare come una nuova Ballata Dell’Amore Cieco in cui a farne le spese è però il frutto dell’amore, e Tragicomico Destino Di Un Amante Squattrinato, una storia di contrappasso che si nutre di svariati passaggi di atmosfere. Il melodicismo melanconico di Satura si accompagna alla musicalità ancestrale del dialetto siciliano, un bell’esempio di come il rock contemporaneo possa ancora incontrarsi con le tradizioni. Non mancano poi i momenti più decisamente rockeggianti in pezzi contenuti nella durata ma trasbordanti di energia (più o meno negativa) espressionista quali l’opener Finché Morte Ci Unisca (che contiene in coda una citazione dantesca del passo di Paolo e Francesca) e Puttana Preda con un testo spicciolo, diretto e tremendamente evocativo. La chiosa è affidata a Tetramalia (escludendo il reprise di Finché Morte Ci Unisca), una nenia appunto tetra e inquietante che si apre in un crescendo che difficilmente vi lascerà indifferenti e dove gli ultimi versi richiamano l’attenzione sull’intero concept dell’album: «Acciaccate son le fate / danzano la perfidia di chi / uccide l’anima / E le streghe per dovere /suonano l’iniquità di un finale che non consola». La conclusione perfetta per questo trip della Viola Ubriaca.
VOTO: 86/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/07/11
GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/violadrunken
RECENSORE: doc. NEMO
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