ORANGE LEM
David is a narcoleptic man
Dopo un percorso di cinque anni caratterizzato da partecipazioni a numerosi festival italiani e la pubblicazione di tre EP, gli ORANGE Lem arrivano con la giusta maturità al loro primo album "David is a narcoleptic man".
La band di Pesaro nel 2007, soltanto a metà della strada che li ha portati fin qui, fu nominata band dell'anno dalla rivista inglese The British Sound nella sezione internazionale, nonostante allora denotasse ancora degli approcci piuttosto derivativi (brit-pop, Belle and Sebastian) come normale che fosse. Oggi piuttosto quelle influenze si trasformano in qualcosa di personale, siamo in presenza di melodie genuine, ma modellate in maniera eclettica, poco prevedibile. La voce franca e limpida di Marco Braga può danzare ora tra elementi new wave (tutta l'architettura di "The House of Sleep") ora su nostalgici richiami al synthpop classico (la cover "Fade to Grey" dei Visage) senza che questi snaturino l'album da un complessivo disegno pop.
Eclettismo dicevamo, l'uomo narcolettico è il regista (artista, sceneggiatore, produttore, musicista...) David Lynch. Forse sta proprio qui la scelta che, offrendo un ampio spazio narrativo, permette agli ORANGE Lem d'entrare ed uscire da un'idea, ingarbugliare le trame a proprio piacimento oppure interromperle bruscamente una volta giunte all'acme ("Hvalba") come fossero dei sogni. Ad avvalorare la tesi onirica ci pensano poi le tastiere dream che pervadono le nove storie raccontate (dieci con la ghost track).
Da segnalare con decisione l'electropop di "Jackie Kennedy" che da un motivo orecchiabile sfocia curiosamente in un mood cupo e fumoso, nonchè "Geometric Woman" (di cui hanno realizzato un videoclip per la regia di Mauro John Capece), breve ed intenso vortice catchy già presente nel precedente EP "The Elegant - Special Japan Version".
Eterogeneo ma compatto, l'album nella sua durata complessiva (poco più di mezz'ora) scorre leggero e armonioso ma suona allo stesso tempo abbastanza elaborato, di certo conferma e impone gli ORANGE Lem come una delle giovani band nostrane più interessanti in circolazione.
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/04/11
GENERE: indie
SITO WEB: www.myspace.com/orangelem
RECENSORE: Luca Sisto
David is a narcoleptic man
Dopo un percorso di cinque anni caratterizzato da partecipazioni a numerosi festival italiani e la pubblicazione di tre EP, gli ORANGE Lem arrivano con la giusta maturità al loro primo album "David is a narcoleptic man".
La band di Pesaro nel 2007, soltanto a metà della strada che li ha portati fin qui, fu nominata band dell'anno dalla rivista inglese The British Sound nella sezione internazionale, nonostante allora denotasse ancora degli approcci piuttosto derivativi (brit-pop, Belle and Sebastian) come normale che fosse. Oggi piuttosto quelle influenze si trasformano in qualcosa di personale, siamo in presenza di melodie genuine, ma modellate in maniera eclettica, poco prevedibile. La voce franca e limpida di Marco Braga può danzare ora tra elementi new wave (tutta l'architettura di "The House of Sleep") ora su nostalgici richiami al synthpop classico (la cover "Fade to Grey" dei Visage) senza che questi snaturino l'album da un complessivo disegno pop.
Eclettismo dicevamo, l'uomo narcolettico è il regista (artista, sceneggiatore, produttore, musicista...) David Lynch. Forse sta proprio qui la scelta che, offrendo un ampio spazio narrativo, permette agli ORANGE Lem d'entrare ed uscire da un'idea, ingarbugliare le trame a proprio piacimento oppure interromperle bruscamente una volta giunte all'acme ("Hvalba") come fossero dei sogni. Ad avvalorare la tesi onirica ci pensano poi le tastiere dream che pervadono le nove storie raccontate (dieci con la ghost track).
Da segnalare con decisione l'electropop di "Jackie Kennedy" che da un motivo orecchiabile sfocia curiosamente in un mood cupo e fumoso, nonchè "Geometric Woman" (di cui hanno realizzato un videoclip per la regia di Mauro John Capece), breve ed intenso vortice catchy già presente nel precedente EP "The Elegant - Special Japan Version".
Eterogeneo ma compatto, l'album nella sua durata complessiva (poco più di mezz'ora) scorre leggero e armonioso ma suona allo stesso tempo abbastanza elaborato, di certo conferma e impone gli ORANGE Lem come una delle giovani band nostrane più interessanti in circolazione.
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/04/11
GENERE: indie
SITO WEB: www.myspace.com/orangelem
RECENSORE: Luca Sisto
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