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LOVEBIRD - ogni re

8/31/2011

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LOVEBIRD
Ogni re




Tracklist: Euforica / Saprai Di Me / Niente Ormai / Ogni Re / Break On Through (To The Other Side) / Mexico / Tempo / Anche Se / Voglio Di Più / Le Cellule Di Clara.

Il trio varesino dei Lovebird si presenta con il suo primo LP a cavallo tra 2010 e 2011 (considerando registrazione e presentazione), ma i ragazzi che compongono il gruppo sono sulla scena da diverso tempo. Stando alla biografia, la stessa formazione nasce dalle ceneri dei Bredford, band attiva dal 2002 e che ha condiviso il palco con gruppi quali Lagwagon, Yellowcard, Stanic Surfer. Il sound proposto è decisamente fresco ed energico, figlio di influenze ad ampio spettro che vanno dal rock’n’roll fino al grunge più disperato. I pezzi sono crudi ed essenziali, animati da testi che trattano di amori difficili, di vanità, di incomunicabilità, di cambiamenti, di scelte e di conseguenti perdite. Euforica, prima traccia del disco, nonché singolo (di cui è stato girato anche un videoclip), potrebbe valere come manifesto per tutto il lavoro dei Lovebird: sanguigno, sovraccarico, segnato da passaggi ritmici travolgenti e da una voce calda e marcia. La linea si ripete senza compromessi, ultima traccia esclusa. Uno schema semplice e diretto che ha i suoi pregi proprio nella rapidità, nel dinamismo e nell’asciuttezza del sound. Per quanto non estremamente vario, lo stile dei Lovebird riesce a coinvolgere senza annoiare o ripetersi in modo pleonastico: semplici accorgimenti messi qui e là arricchiscono quel tanto che basta pezzi come Anche Se, Mexico e la stessa title track. Anche la cover di un classico dei The Doors, Break On Through, ha il grande pregio di non esaurirsi nella riproduzione ma di spingersi oltre, lasciando una traccia profonda dello stile dei Lovebird. Discorso similare, anche se forse non riuscito altrettanto bene, si può fare per l’altra cover presente nel disco: Voglio Di Più, de Gli Angeli. Questa seconda cover infatti è un pezzo di un gruppo punk e le differenze rispetto all’originale, seppur percepibili, emergono con meno forza. La stessa scelta insolita di pubblicare un LP con due cover non pare neanche troppo felice. Questo forse è uno dei punti deboli del lavoro del trio fermo restando quanto di bene s’è detto sin’ora. Una cover come riempitivo e suonata in modo personale come quella dei Doors ci può stare, ma personalmente trovo che una seconda cover (peraltro come Voglio Di Più) sia del tutto superflua per una disco d’esordio di un gruppo con tali capacità.  Altrettanto particolare la scelta di chiudere questa scarica di adrenalina con una ballad, Le Cellule Di Clara, che ci mostra un bel lato nascosto del gruppo: un pezzo di una melodia disperata, profonda e sentita. Anche in questo caso trovo la scelta non troppo felice, nel senso che forse sarebbe stato meglio pensare a un’altra posizione all’interno della tracklist per questo brano che segna una forte discontinuità rispetto all’incedere del lavoro. Tuttavia si tratta di piccoli dettagli in un lavoro di qualità e che rappresenta un ottimo biglietto da visita per i Lovebird. Il rock italiano dovrebbe trovare forze fresche in realtà come questa.


VOTO: 85/100

PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 1/09/11
GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/lovebirdband 
RECENSORE: doc. NEMO


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PANDA KID - meet no monster club

8/31/2011

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PANDA KID
Meet no monster club


La band Panda kid, si rimane da subito travolti in vorticosi suoni elettrici, atmosfere di pieno rock; dal sapore un po' elettrico.

Nei loro pezzi, sarà che mi rimandano a ricordi di bambino, ma in chiave moderna sembra di ascoltare gruppi come i Beach Boys. Nei pezzi è predominante il suono della chitarra elettrica, con le più svariate sonorità o distorsioni sonore. Ma è una bella miscela di suoni, e sembrano quasi adatti a quel pezzo.

I loro brani non sono tutti interamente cantati, ci sono lunghi momenti, dove si viene immersi in assoli musicali. Il giro armonico dei brani, potrà anche essere semplice, ma il suono che esce dai vari strumenti è assolutamente piacevole. Forse solo al sottoscritto piace, ma anche il poter ascoltare della musica fatta con il cuore, anche se pezzi cantati non ci sono, è secondario. Perché se uno non è in grado di attirare a se qualcuno anche solo suonando, può fare a meno di prendere in mano uno strumento.

Forse per le sonorità che fanno uscire dai loro pezzi, molti potrebbero rimanere un po' annichiliti, quasi rimanere senza parole. Però appena superi lo scoglio dell'ascolto del primo brano, inevitabilmente viene preso catturato da questi suoni un po' surreali. Quasi che provvengano da un altro mondo, da un'altra galassia. Invece sono dei giorni nostri, e fanno il rock rendendolo ancora più sonoro e di grande impatto sia musicale che vocale. Impossibili non volerli ascoltare più e più volte. Ascoltarli una volta sola equivale quasi a non apprezzarli

Gli 8 brani sono tutti più o meno dello stesso grange musicale, può cambiare un po' l'arrangiamento del pezzo........ma lo stile il marchio dei Panda kid, una volta sentito lo riconosci già dalle prime note della chitarra, che quasi sempre fa l'intro ai brani.

Per lo stile che usano, soprattutto musicale, il testo non può che essere in inglese, sia perchè è un poì più semplice l'inserimento delle parole con quest'armonia., è più facile venire catturati da questi pezzi in inglese che l'essere cantati in italiano.

Bisogna essere sinceri nel riconoscere una sorprendente forza della band, nel riuscire a vestire nel modo migliore i testi delle loro canzoni. Anche se ho avuto bisogno di ascoltarvi un po' di volte per riuscire bene a capire il vostro modo di fare musica. E come ho anche già detto, una volta sola non può bastare, per chi non vi conosce, ad apprezzare i vostri brani.

Continuate su questa vostra strada, non cercate di cambiare la vostra musica, cercate di restare su questi binari dove mi sembra la strada sia non troppo tortuosa. O per lo meno se volete, o se avete pensieri di qualche cambiamento nella vostra musica, vi consiglierei un piccolo cambiamento; perché la vostra espressione è questo genere di musica che fate. E un cambio troppo grande ho paura che possa snaturare il vostro essere il vostro comunicare i vostri pensieri.


VOTO: 98/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 1/09/11
GENERE:  pop/rock
SITO WEB: www.myspace.com/pandakinder 
RECENSORE: Jean Marie


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JACKIE Y - someone else's songs

8/31/2011

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JACKIE Y

Someone else’s songs

La band Jakie Y, fin dal primo brano rimani subito avvolto in suoni e atmosfere melodiche,; dove la musica ti porta in un viaggio tra il rock e il pop.

Quasi per assurdo gli accordi possono sembrare molto semplici. Per il tipo di stile melodico, il discorso l'espressione del linguaggio, non può che essere espressa in inglese. E devo dire che decisamente non rimani deluso nel sentire una lingua straniera, anzi se si sentisse cantare in italiano, forse non avresti le stesse emozioni che si avvertono. La voce del cantante è simile, ma molto simile, a quella di Bon Jovi, e se in un primo momento si può rimanere come perplessi su chi possa cantrare; in un secondo momento invece resti incollato a sentire i successi pezzi. i brani sono ben vestiti, e più si avverte questa sensazione, più uno si può trovare a canticchiare i pezzi soprattutto quando sono ben ritmati e sembrano davvero semplici nel giro armonico.

il pezzo un po' più stravagante, è“Back to you” dove il suono della chitarra acustica è in primo piano..........................e c'è un bel coretto pieno di armonici, stile Beach Boys, una bella sorpresa.

 “7h of July,Madrid” è leggermente differente dai precedenti.........ha il privilegio di essere il primo, ma uno se si fermasse ad ascoltare solo questo brano forse commetterebbe un grande errore. Perché è vero, a differenza di altri brani, questo potrebbe essere non so come interpretato in italiano; ma è anche vero che la sensazione che possa essere un pezzo poco emozionante, poco ricco di melodia o di belle sonorità, durano veramente per pochi istanti. L'attimo appena che la chitarra elettrica faccia sentire il giro di accordi introduttivi.“Lady from the North” è una bellissima ballata, potrebbe sembrare un mix tra le ballate eseguite dai John Bon Jovi a quelle dei Beach Boys, ma il risultato non appartiene al passato ma rappresenta una bella esecuzione da parte dei Jakie Y.

Devo dire ragazzi i vostri pezzi possono davvero essere un tuffu nel passato, ma è bello ancora sentire,  in anni dove l'elettronica alle volte sembra voler prendere il sopravvento, musica semplice molto ben ritmata e dal forte ritmo.

Vi potranno dire che sarerbbe meglio ascoltare brani in italiano, ma quello che vi posso dire io dopo avervi ascoltato (esattamente 5 volte di fila), siete una bellissima parentesi nel palcoscenico musicale.. Quello che vi vorrei dire è di continuare su questa strada, non andate su altri binari su percorsi che possono sembrare più rettilinei. Questo è lo stile che rappresenta e contraddistingue i Jakie Y, forse provare a scrivere qualcosa o interpretare qualcosa in italiano, ma forse sarebbe un'esagerazione una pretesa assurda. Perché anche così ragazzi siete straordinari trasmettete tanta energia tanta carica.


VOTO: 99/100

PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 1/09/11

GENERE:  rock

SITO WEB: www.myspace.com/jackiey2009 RECENSORE: Jean Marie


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AEGUANA WAY - mediazione

8/30/2011

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AEGUANA WAY
mediazione


 

Approccio particolarmente strano per questa band sicuramente con tante cose da dire.
11 brani sinceri che nascono dall'esperienza musicale e umana degli AEGUANA WAY. Le canzoni anche se non tecnicamente virtuose parlano al cuore aiutate dalla bella timbrica del cantante.
Quella venatura elettronica completa un album maturo e bello da ascoltare.
SPOTLIGHT è quella che preferisco, riassuntiva e identificativa della band.
Unico dubbio è sulla parte compositiva che risulta troppo uguale tra le canzoni che non riescono a decollare del tutto.
La strada cmq è giusta, ancora tanto da percorrere, ma la direzione è sicuramente azzeccata.


VOTO: 65/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 31/08/11
GENERE:  rock
SITO WEB: www.myspace.com/aeguanaway 
RECENSORE: Spito


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MOVIMENTO - stato di insicurezza

8/30/2011

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MOVIMENTO
Stato di insicurezza


 

CREPA
La musica è davvero originale, belle le melodie e le parti ritmiche. Le parole sono ormai strasentite e il tema è sempre lo stesso che ormai sinceramente annoia un po.
La voce è molto interessante con belle sfumature graffianti.
Basso e batteria fanno un bel lavoro, tecnicamente impeccabili.
A mio gusto la batteria è un po troppo secca che a lungo andare da fastidio.

DICO DI NO
La seconda track, ti prende e ti porta dentro il suo vortice impazzito, come i tempi asincroni della stessa.

ATTIMO
Le chitarre qui danno quel tocco funkeggiante che rendono questo pezzo completo. Azzeccati anche gli FX.

Qui TRACCE SONORE ha fatto un bel lavoro.
Questa è la mia preferita.

I due live (bonus tracks) dimostrano la capacità tecnica di questo gruppo, ma evidenziano anche alcune lacune di carattere compositivo e creativo.


VOTO: 50/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 31/08/11
GENERE:  rock/funk
SITO WEB: www.myspace.com/imovimento 
RECENSORE: Spito


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LE HIBOU - scrivere il cielo

8/25/2011

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LE HIBOU
Scrivere il cielo




Una miscela di sensazioni e visioni che si radunano magnificamente dentro un contenitore spaziale dal carattere poetico ed elegante. Al primo ascolto il Rock colto e 'progressista' dei Calabresi LE HIBOU ha veramente un effetto psichedelico, particolarmente riscontrabile nella terza traccia del cd, 'Primo Movimento', di Barrettiana memoria. Stilisticamente vengono recuperati dei suoni e delle strutture tipicamente Progressive anni '70, con l'aggiunta del fedele compagno 'sintetizzatore', che dona ai brani piacevoli escursioni Space Rock (si ascolti la titletrack per credere..). I testi, frutto di un amichevole collaborazione con l'autore Renato Spaventa , risultano di pregevole rifinitura, non cadono mai nel banale e hanno il potere di guidare il sound della band verso un traguardo completo, che l'ascoltatore si sofferma ad osservare come fosse un quadro rinascimentale. Interessante è anche il calore tipicamente Seventies che la produzione dell'album scaturisce: una scelta di suoni e di arrangiamenti di natura semplice e molto musicale, resi notevoli dalla comunque discrete capacità del quartetto, in cui spicca la bella voce di Azzurra Suraci (tastiere), che divide il ruolo con l'altrettanto valido Simone Napolitano (chitarra). Se è vero che il Progressive Rock è stata una tendenza musicale degli anni '70 è altrettanto vero che oggi, a ben 40 anni di distanza, rimane ancora una musica vera e passionale come poche. Da tenere d'occhio.


VOTO:  90/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 26/08/11
GENERE:  progressive/psichedelia
SITO WEB: www.myspace.com/lehibou 
RECENSORE: Cristiano Poli


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THE SUPER BURRITOS - two monkeys fight for a banana

8/25/2011

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THE SUPER BURRITOS
Two monkeys fight for a banana




The Super Burritos è un nome che fin da subito ricorda quelle atmosfere vintage e surf alla Quentin Tarantino, una sorta di Beach Boys mescolati al JCM 800 col gain al top dei Ramones. I 2 burriti All e Ayz, rispettivamente batteria/voce e chitarra propongono un genere che ultimamente si trova sulla cresta dell’onda, dato che siamo sempre più alla riscoperta di sonorità e strumenti del passato. Il risultato è un buon cd “The two monkeys fight for a banana” un titolo in onore del fottutissimo nonsense e del rock and roll primordiale, scabro ed essenziale che ci porta ai riff di chtarra del proto punk alla Stooges e David Bowie.

 I riferimenti agli USA dei mitici Sixties sono vari, ad esempio l’ultima traccia dell’album “Arizona” o lo Sketch alla fine di “Halloweed” in cui compaiono delle voci con il classico accento retroflex-r  del sud. Inoltre si mescolano dei vibrati, dei tremoli e delle distorsioni tipiche di alcuni grandi chitarristi dell’era new wave hardcore americana ( ad esempio East Bay Ray dei Dead Kennedys). Tantissime volte si percepiscono dei coretti mielosi alla Brian Wilson e Buddy Holly, quasi a ricordare che la loro musica è punk duro e grezzo, ma allo stesso tempo un po’ pop. Si autodefiniscono una Garage band, secondo me è una definizione un po’ troppo generica per loro, per essere più precisi bisognerebbe classificarli come una surf punk band.  Il cd è distribuito da Bug Foot Records/Mia Cameretta Records e può essere ordinato e ascoltato su Myspace (disponibili “You are driving me insane”, “Waiting for the summer end” e Arizona”)

L’unico difetto dell’album è che forse risulta un po’ troppo sporco, se venisse tagliuzzato e reso leggermente più pulito diventerebbe meno carico ma più preciso e molto più originale, basta solo qualche ritocchino, per il resto i Super Burritos rimangono una gran surf punk band!

 

PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 26/08/11
GENERE:  rock
SITO WEB: www.myspace.com/thesuperburritos 
RECENSORE: Carlo Geromel


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FOLLOWING FRIDAY - following friday

8/24/2011

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FOLLOWING FRIDAY
Following friday




Tracklist: Carolynn / Online Song / Hi Senorita / Bright Stars.

Quattro tracce semplici semplici per i poprockers Following Friday, direttamente da Rimini. Spetta a Carolynn il compito di aprire le danze. La prima impressione è «nulla di nuovo sotto il sole», refrain orecchiabile, struttura lineare, passaggi vocali puliti e cantilenati come vuole il copione di ogni rock band che si muove nell’area pop. I numeri per conquistare un pubblico potenzialmente vasto ed eterogeneo ci sono tutti, complice anche il buon lavoro fatto in studio che rende con la massima trasparenza il sound della band. Tuttavia niente di particolarmente esaltante né tanto meno personale, di canzoni così ne si possono trovare a iosa nel panorama rock commerciale o simili. La strada non pare poi tanto diversa da quella imboccata pochi anni fa dai vari Finley, Dari & Co. La differenza risiede in alcuni accenti di stile nel bridge tra secondo ritornello e ritornello finale, ma si tratta di virgole in un periodo in fin dei conti. Passando alla successiva Online Song la ricetta non muta più di tanto. Questa però si fa apprezzare per un tocco di personalità maggiore anche se non eclatante. Escono un po’ più forti le tinte di certo pop punk americano anni ’90 e si apprezza maggiormente il lavoro sui cori. Inoltre si riconosce la volontà dei Following Friday di non contentarsi della formuletta semplice da rivendersi al miglior offerente. Se la traccia di apertura è certo più spendibile da questo punto di vista, la seconda porta alla luce se non altro la capacità di questi ragazzi di sviluppare e arricchire un pezzo. La coda è il punto focale d’interesse, ma in generale i vari passaggi che compongono il pezzo non sono da ignorare. Insomma i nostri non si limitano al compitino e vanno ben oltre la sufficienza. Un discorso simile si può fare per la seguente Hi Senorita che però non riesce a incidere e a convincere quanto Online Song. Da segnalare il trionfo dei synth in questa traccia che però, specie nel ritornello, risulta essere troppo fiacca o comunque ridondante. Un pericolo invero che corre ogni band pop rock, però è qui che passa la differenza tra una band pop rock media e una buona pop rock band. Immancabile poi la ballad, posta in questo caso in fondo al lavoro. Bright Stars, come la traccia d’apertura, rispetta il copione e non regala particolari emozioni. Il pezzo è senza dubbio buono e coinvolgente ma ha il limite di arrestarsi su un riff base ripetuto per poco più di due minuti e mezzo. Certo, non dobbiamo dimenticarci che è pop rock e che dunque non dovremmo aspettarci composizioni troppo complesse, specie per una ballad da notte in macchina con la propria ragazza a guardare il cielo stellato. Tuttavia dopo le buone capacità compositive dimostrate nelle due tracce centrali era lecito aspettarsi qualcosa in più. In conclusione, la bontà del lavoro dei Following Friday non si può negare e anzi molto probabilmente ha discrete potenzialità di successo nell’underground. Si sente che è un lavoro sincero e meditato, gli manca diciamo uno step in più per poter essere più maturo e completo di modo che possa soddisfare sia un pubblico più facile che un pubblico più esigente seppure in termini di pop rock.

VOTO: 75/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/08/11
GENERE:  rock
SITO WEB: www.myspace.com/followingfriday 
RECENSORE: doc. NEMO


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GUY LITTELL - later

8/18/2011

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GUY LITTELL
later


 

C'é l'alba dietro la grata, arrugginita e scura. C'é la libertà là fuori, la voglia di sognare leggeri. 
Questo é Later. Di Guy Littell.
Il primo album di Gaetano di Sarno, in arte Guy Littell, si sintetizza bene nella sua copertina. Lievi malinconie, liriche dirette e terrene si alternano ed evolvono in atmosfere eteree e spaziose.
Già in Tired of Tellin',traccia d'apertura, ma che sarebbe stata perfettamente a suo agio anche come end track, troviamo espressi tutti questi connotati: il pragmatismo di chitarre acustiche secche e terrene, una voce calda e ben piantata nel mix, ci fanno stare coi piedi ben saldi per terra ma per staccarci poi in un finale di riverberi elettrici, sintetizzatori sommersi, cori leggeri e assoli stranianti. 
La matrice del primo long play di Guy Littell é chiaramente cantautorale, ne sono un esempio, Within , The Nightmare Came, Small American Town coi quali dopo le atmosfere del brano d'apertura, veniamo ributtati in un suolo polveroso a stelle e strisce, le liriche sono efficaci e strizzano l'occhio a grandi d'oltreoceano come Neil Young, Bob Dylan, ma sempre con personalità e carattere distintivo.
Se manca qualcosa, forse, é un ritornello incisivo. Niente paura, ecco l'acida Needed That Call, charlie costantemente aperto, chitarre che sanno di California e voce saturata guidano il brano velocemente e staccano bene con le precedenti tracce.
Scorrono piacevoli Kill the Winter, con il sinth bass iniziale, intro quasi grunge per poi mutare nel pezzo forse più pop dell'album, Black Water, con i suoi effetti psichedelici intorno alla solita, semplice ma efficace, chitarra acustica per poi arrivare a Gifted Summer: brano di spiccata varietà di arrangiamento fra strofe, ritornelli e ponti, dove si alternano ritmiche nervose e chitarre sincopate che ricordano i primi Jonny Greenwood e Graham Coxon per poi mutare in melodie ed arpeggi cristallini e morbidi.
Concludono l'album le sentite What a War (for my soul), e Best Thing Ever, nella quale spicca una chiusura di violino. Unico neo l'ordine dei brani nella track list, la chiusura forse non é completamente all'altezza delle tracce precedenti.
Quello di Guy Littell é un lavoro notevole. Per varietà di stili, qualità e scelta del mix, e capacità di far emergere le proprie influenze ma sporcandosi le mani con la propria personalità e carattere. 
É uno di quegli album da ascoltare più volte, da approfondire dopo un primo ascolto per coglierne ogni volta nuovi colori e sfumature. E sono davvero tante.




VOTO: 80/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/08/11
GENERE:  acustico/ alternativo
SITO WEB: www.myspace.com/guylittell 
RECENSORE:Federico Rasetti Fermata Brighton

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